A ridosso di Ferragosto ho fatto fughino a Istanbul con mia sorella.
Non ero mai stata in un paese islamico, ed Istanbul lo è seppur in maniera molto anomala. Sono rimasta totalmente affascinata dai colori, sapori e profumi di questa città riversata sul Bosforo. E mi sono perdutamente innamorata del suo caos appiccicoso.
Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
Sei la mia carne che brucia
Come la nuda carne delle notti d'estate
Sei la mia patria
Tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi
Tu, alta e vittoriosa
Sei la mia nostalgia
Di saperti inaccessibile
Nel momento stesso
In cui ti afferro.
Nazim Hikmet, Sei
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