Di ciaspolate e di domeniche in montagna, da ripetersi il prima possibile.

Dovete sapere che mi piace moltissimo la montagna. La quindicina di anni che ho trascorso in qualità di lupetta, guida e così via nel gruppo scout del mio paese mi ha donato, tra le tante piccole cose, un amore limpido per la natura incontaminata, fatta di cieli stellati, di acqua di torrente dal quale riempire la borraccia, di vallate e i sentieri da attraversare con lo zaino in spalla. Questa sono proprio io, ai tempi d'oro, durante una sosta ristoratrice!


Qualche giorno fa sono andata a ciaspolare per la prima volta in vita mia. Sono partita all'avventura domenica mattina con la mia amica Julie Turquoise. Sveglia alle ore 7, colazione veloce, scarponcini da montagna riesumati dalla cantina pronti in macchina e una grande incognita: ci sarà la neve? Sì, quest'anno l'inverno è decisamente anomalo, le temperature sono alte e piove tantissimo, non ci sono più le mezze stagioni e forse è il caso di dirlo: non ci sono più le stagioni, ahi-noi. Talvolta infatti le giornate sembrano preannunciare primavera; margherite nei parti, uccellini che cinguettano, sole caldo!
E invece ce l'abbiamo fatta.
Siamo salite pian pianino con la mia macchinina a metano verso il passo del Cerreto, nell'Appennino tosco-emiliano, due passi e resti in provincia di Reggio Emilia, altri due e sei sotto quella di Massa e Carrara. La pioggia che ci ha accompagnate durante il viaggio al nostro arrivo aveva lasciato spazio a un bel grigiolino uniforme e poco promettente. Noleggiamo lo stesso le ciaspole in un bar lungo la strada che conduce ai laghi e chiediamo informazioni su un possibile percorso da fare che non metta a rischio la nostra giovane vita. Ed eccoci catapultate, con ciaspole e racchette, a seguire due simpatici signori del CAI di Fidenza che ci hanno prese sotto la lora ala protettiva. La montagna è anche questo.
Tra escursionisti ci si saluta, ci si sorride, si solidarizza, non importa se sei alle prima armi o se hai tutti i meriti per considerarti un veterano, non contano l'età, le preferenze sessuali, le religione, la provenienza sociale o il colore della pelle: si è tutti uguali. Minuscoli di fronte a una natura così magica e potente.

La montagna ti pulisce il cervello, ristabilisce il tuo karma, ti fa sentire più vicino all'altro e allo stesso tempo ti avvicina a te stesso. Non è un caso se dopo la fatica grande delle cinque ore di camminata, che ci hanno visto arrivare al Passo dell'Ospedalaccio e da lì silenziosamente salire fino alle sorgenti del fiume Secchia, sudate e stanche, con i piedi bagnati e le gote rosse, ci siamo sedute a tavola con Orazio e Flavio (i due signori di Fidenza) e altri due ragazzi incontrati durante il tragitto e ci siamo gustate le tagliatelle ai funghi e il vinello rosso in caraffa, tra chiacchiere e risate. E vi dirò di più. C'è stato anche il sole.

Iniziare la settimana con questi paesaggi negli occhi e un po' di sano indolenzimento è stata una meraviglia.

Commenti